La scuola elementare è finita. C’è il desiderio di sentirsi grandi, di cambiare, di scoprire quello che la nuova scuola può offrire e, contemporaneamente, c’è la paura del nuovo, un’aula senza i disegni alle pareti, insegnanti ai quali non puoi dare del tu. Sono stata una di quelle insegnanti, ho accolto decine di ragazzini che si preparavano ad entrare nell’età del cambiamento, che faticavano a seguire un ritmo scandito da molti suoni di campanelle, che sbagliavano a segnare gli orari, che non capivano la ragione per cui non potevano camminare per la classe ad esercizio finito. Seguirli è stata un’esperienza importantissima: la responsabilità del passaggio dei saperi, lo scambio, la necessità di fermarsi ad ascoltare, il desiderio di raccontarsi, le sfide a rispondere alle richieste di affrontare contenuti lontani dalle mie conoscenze. Avevo ventisei anni quando superai il concorso: ero spaventata e nel momento della scelta della sede optai per le 150 ore. I miei studenti avrebbero avuto tra i sedici e cinquantacinque anni. Pensai fosse più semplice affrontare adulti o quasi adulti. Non fu facile, anzi fu difficilissimo, ma esaltante, ricco, un’esperienza umana unica che mi preparò al dopo, alle classi della vera Scuola Media. La prima classe che affrontai fu una terza media dove, dopo la presentazione del mio programma di storia, mi sentii dire che era sì interessante, ma lacunoso. Non si faceva riferimento alla diaspora degli ebrei, a Ben Gurion, né all’Africa del Leone Bianco. Mi presi una settimana di tempo e tornai preparata: io imparavo e i miei ragazzi anche.
Ho scoperto il libro Prima Media due anni dopo aver lasciato l’insegnamento e lo scritto di Susie Morgenstern è diventato, per me, il libro da suggerire a tutti coloro che si apprestano al passaggio. Margot, la protagonista della storia, racconta i timori del primo giorno, le aspettative, le ansie di fronte all’abito giusto da scegliere, la paura di perdere di amici, il terrore di non sentire il suo nome pronunciato all’appello per la composizione delle classi. Margot è viva, reale, nella descrizione che ne fa la scrittrice; ha undici anni e una vita che le si svela, una vita fatta di zaini, consegne, compagne nuove, maschi da tenere sotto controllo, professori senza baffi e con il casco da motociclista in mano, professoresse all’apparenza severe, libertà da scoprire, diritti da far valere. Susie Morgenstern racconta la scuola degli inizi anni’80, racconta le relazioni, il rispetto dovuto ai ragazzi, le aspettative, la gioia e le prime delusioni. E’ una scrittura leggera e appassionata di una scrittrice che si è formata tra gli Stati Uniti e Israele, e ha scelto la Francia come patria adottiva. Pubblicato dall’edtore francese l’école des loisirs nel 1984 arriva in Italia dieci anni dopo, per volontà delle edizioni El, accompagnato dalle perfette illustrazioni di Grazia Nidasio. Oggi è nel catalogo del gruppo triestino per i tipi di Einaudi Ragazzi.
“ Cara Signora Luron, alla fine di questo anno scolastico ci è venuto il desiderio di scriverle a nome degli allievi della prima F per dirle quanto il corso di storia ci abbia interessato. Lei è l’unica prof che non ci giudica completamente idioti e pensiamo la stessa cosa di lei…”
Silvana Sola
bella la scelta, bello il post, bello il percorso raccontato. ho apprezzato molto.
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