Aspettando ArteLibro 2009, il festival del libro d’arte ormai alla sesta edizione, che aprirà i battenti a Bologna il 23 settembre prossimo, mettiamo in rete la recensione di un albo uscito in Italia l’anno scorso per i tipi del Castoro: L’arte a soqquadro (peccato non poter rendere anche in word le Q sghembe!) di Ursus Wehrli.
Il testo ha fatto il giro del mondo. D’origine germanofona, Kunst aufräumen, uscito per la svizzera Kein & Aber, nel 2002; la rinomata Prestel si è accaparrata la versione inglese, Tidyng Up Art; in Francia è uscito per la Milan jeunesse, con il titolo L’art en bazar.
Il geniale autore del libro è un artista, che gira il mondo come attore di teatro e di cabaret. Noi lo consideriamo un ottimo divulgatore d’arte. Un demistificatore capace di affrontare mostri sacri del ‘900, Klee, Matisse e Picasso, e ridurli all’essenziale… linee, segni, forme colorate, classificate con ordine quasi certosino.
Punta massima del suo lavoro, a mio avviso, il confronto con il puntinista francese Georges Seurat.
Speriamo solo di poter vedere pubblicati anche in Italia, il suo secondo volume (nel quale affronta nuovi pittori contemporanei ma anche alcuni rinascimentali, Leonardo piuttosto che Botticelli) o l’altrettanto interessante testo di Bob Raczka, logica declinazione dei principi di Wehrli.
Sempre in Francia, infatti, sempre per le éditions Milan jeunesse, si è scovato, nell’americano Raczka, un seguace altrettanto ludico e controcorrente dell’artista svizzero.
In L’art en regard, l’artista crea nuove relazioni, inventa binomi impossibili, fa colloquiare Bazile con Warhol, Gericault con Fontana, Rodin con Klee.
David Tolin
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