È lieve, delicato e discreto il bianco e nero di Desideria Guicciardini che accompagna le parole di Lia Levi per il romanzo Maddalena resta a casa.
Introduce i capitoli, li contiene, li rimarca, traccia segni nella parte alta della pagina, apre finestre, invita a guardare oltre.
E quella gentile figurina femminile seduta in poltrona, garbatamente disegnata, ci appare come il narratore, il filo conduttore della storia. Invece Lia Levi affida il testo ad un narratore imprevisto che porta il nome di Albarosa, un narratore che dichiara il suo anno di nascita, che si descrive in modo accurato per informarci che non è una persona, bensì una casa.
Saranno i muri, le stanze, gli spazi vuoti che si riempiono di mobili a informarci di ciò che succede, a presentarci Maddalena, madre inglese prematuramente morta, e padre giornalista.
È il 1938, l’Italia cambia in seguito alle leggi razziali, finiscono le amicizie, si perde il lavoro, a volte, coraggiosamente, ci si oppone. Marco, il padre di Maddalena, antifascista dichiarato, è accusato di un complotto contro il regime e, per questo, arrestato.
Cosa farà Maddalena sola, in una casa nuova, senza nessuno che si occupa di lei? Forse non è proprio sola, forse la casa cela amicizie preziose…
Il libro, ora in catalogo per Piemme, era uscito, nel 1990, in una interessante collana mondadoriana dedicata alle storie d’Italia, ora fuori catalogo.
Lia Levi, con il suo stile inconfondibile, con una capacità unica di descrivere periodi storici difficilissimi senza attingere ad una prosa pesante, costruisce un libro che esalta l’amicizia, che ricorda che, nella vita, bisogna fare delle scelte e decidere da che parte stare.
Silvana Sola
interressantissimo blog, da ora in poi vi seguo!
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