domenica 5 giugno 2011

AD#25 L’American Dream?

Agata Diakoviez, presidente dell’associazione di librerie indipendenti per ragazzi, mi chiede altri post americani. E’ bello scrivere per amicizia, per informare qualcuno che ha curiosità di notizie. Però Agata è una lettrice esigente, una lettrice che chiede, oltre che informazione, pensiero, domande, temi, analisi.
Cara Agata, potrei cominciare col dirti l’effetto che fa entrare in una libreria di catena, ad esempio Barnes & Nobles, e trovare oltre a tavoli pieni di aggeggi elettronici (nook) ogni tipo di merchandising, dagli zainetti ai peluche. Il settore ragazzi, a parte qualche classico per i più piccoli, presenta tavoli pieni di letteratura Young Adult con copertine nere, sangue, vampiri, fantasy. Non c’è un picture book di qualità, nè narrativa di catalogo, non si vedono le novità, non ci sono generi, nè collane.
Le catene hanno fatto piazza pulita dei libri, la grande catena Borders ha fatto bancarotta. Nora Ephron ci aveva mostrato, nel 1998, la scomparsa delle librerie specializzate per ragazzi nel film C’è posta per te. A quel tempo, tuttavia, i settori ragazzi di Barnes & Nobles erano ben forniti, presentavano un ampio panorama di libri di ogni genere, con un certo riguardo per i libri di qualità. La Ephron, per la sua commedia sentimentale, aveva preso spunto da un vecchio film e aveva trovato la ragione per contrapporre la libreria indipendente al sistema delle catene nell’Upper West Side. Proprio fra la Broadway e la 79 aveva sede la libreria per ragazzi Eeyore’s, fondata negli anni Settanta da Joel Farm e chiusa nell’agosto del 1993. A giugno dello stesso anno aveva abbassato la saracinesca Eeyore’s dell’East Side, sulla Madison all’altezza della 83. Diciotto dipendenti avevano perso il posto di lavoro e New York aveva perso un luogo di cultura che rendeva omaggio all’asino di Winnie the Pooh. Ricordo, in particolar modo, quella dell’East Side: era un luogo confortevole con un personale esperto, gentile, disponibile e voglioso di parlar di libri. Vi si tenevano incontri e presentazioni promossi da materiale ben scritto e impaginato con cura.
Nel 1991-92 ci lavorava Brian Selzinck, quello di Hugo Cabret. Brian è nato nel 1966 e ha frequentato la Rhode Island School of Design, dove ha insegnato Sendak. Quando è andato a lavorare da Eeyore’s non conosceva i libri per bambini, ma il suo manager ( il direttore) Steve Jeck gli dava dieci libri a sera da portarsi a casa, e così è diventato “esperto”.
Intanto disegnava, e quando ha mostrato i suoi disegni a una sua cliente con cui aveva anche stretto amicizia ha scoperto che si trattava di Laura Geringer, figura di spicco dell’editoria per ragazzi. La Geringer gli ha fatto fare un libro e il suo manager, che aveva la ragazza che lavorava da Random House, ha trovato il modo di sottoporre il suo lavoro agli editor. Un giorno lo ha chiamato Anne Schwartz (la editor di Olivia e di altri fortunati libri) e gli ha detto: vediamoci! Lavorava ancora in libreria quando è uscito il suo primo libro; era uno specialista delle vetrine, ad esempio, all’uscita di Gorilla di Anthony Browne aveva dipinto un immenso gorilla sul vetro. Sembra un racconto da sogno americano, invece è realtà, come è reale il fatto che il suo manager sia poi andato a lavorare da Simon & Schuster.
Ora Scorsese fa il film da Hugo Cabret, e questo sì è il coronamento dell’American Dream.
Resta la domanda: dove si vendono i bei libri che gli americani continuano a pubblicare?
Tutti su Amazon? O tutti in formato E-Book?
Rassicuriamoci: in molte città americane le librerie indipendenti per ragazzi non sono scomparse e sono molto belle. E a New York c’è pur sempre Book of Wonder.
Grace

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