lunedì 31 gennaio 2011

La nobiltà di spirito

“In una democrazia che non onori la vita più alta dell’intelletto e non si faccia guidare da essa, la demagogia ha campo libero e la vita pubblica viene abbassata al livello degli ignoranti e degli incolti invece di istruire la popolazione e permettere alla società di elevarsi”.
Thomas Mann

Rob Riemen apre il suo elogio di una virtù perduta con un preludio che vede protagonista Elisabeth Mann, figlia di Thomas Mann, moglie dell’italiano Giuseppe Antonio Borgese, studioso di letteratura, attivista politico e noto antifascista. Chiude invece con un’altra coppia, i Ginzburg, Leone e Natalia.
Cosa ha a che fare la nobiltà dello spirito con questo post sui libri per ragazzi, si chiederà il nostro lettore? E’ difficile spiegare perchè il mio pensiero è appena abbozzato, come se intravvedessi un barlume di luce. La strada da compiere è tanta, faticosa, incerta, nuova, impegnativa. Ho letto venerdi su “Il corriere della sera” la recensione di Giulia Borgese a L’evoluzione di Calpurnia. L’ho sottoposto all’esame delle studentesse del master dell’Accademia Drosselmeier. Tre colonne, uno spazio immenso nella pagina della cultura, cosa non usuale per un libro per ragazzi, peraltro un esordio letterario. La recensione è sciatta, priva di idee interpretative. Tre colonne fredde, distaccate, aride. Le studentesse mi chiedono informazioni sull’autrice della recensione. Sono giovani studentesse molto attente, studiose, curiose. Cosa so io di una firma del Corriere? Azzardo una genealogia con Antonio Borgese, era suo nonno? suo padre? E’ solo un caso di omonimia? Leggendo Reimen vedo che Borgese era molto più anziano di Elisabeth quindi potrebbe essere figlia. L’ereditarietà delle professioni; sono troppo severa?
Ancora tre colonne sullo stesso libro sono apparse sabato su “Tuttolibri” e portano la firma di Giorgia Grilli. Tre colonne, queste sì, sentite, partecipi, ricche di spunti, frutto di una lettura attenta e di un serio impegno. Giorgia cita in chiusura Le piccole virtù di Natalia Ginzburg, un libro a noi molto caro. Anche Riemen, filosofo e saggista, cofondatore dell’istituto olandese Nexsus, cita Natalia. Ce la lascia intravvedere sulla porta di casa nell’ultima pagina del libro abbracciare e salutare il marito in partenza per Roma: “Sii prudente” gli dice sottovoce. Lui la guarda negli occhi, sorride, le carezza i capelli corti e dice: “Sii coraggiosa”. La nobiltà dello spirito, mi ha tenuta compagnia per tutta la domenica, per ben più delle quattro hore di Macchiavelli, e non ho sentito alcuna noia, dimentica di ogni affanno, priva di timore per la povertà e senza lasciarmi sbigottire per la morte: tutta mi ero trasferita in Riemen.
Grazia Gotti

sabato 29 gennaio 2011

Arte Fiera e i bambini

A Bologna, in occasione di Arte Fiera, alla sua trentacinquesima edizione, tra i numerosi eventi OFF in città si terrà il laboratorio per bambini "Il colore dei numeri" alla libreria per ragazzi Giannino Stoppani.
Giulia Zucchini accoglie i bambini dai 4 ai 7 anni per un'attività tutta dedicata a Kvèta Pacovskà. Della rinomata illustratrice ceca, è appena stato pubblicato per la casa editrice Nord-Sud, Uno, cinque, tanti.
Nell'elegante edizione, alle accesissime tonalità si uniscono le divertenti trovate di personaggi e numeri della "principessa del colore".
Domenica 30 gennaio, alle 16.
Per informazioni: 051 227337.


venerdì 28 gennaio 2011

La memoria, solo lei, tiene lontani i carnefici del futuro

Nel 2001, quando Bompiani propose il testo di Alison Leslie Gold, la Giornata della Memoria era stata appena istituita. In quell’anno Antonio Faeti firmò la prefazione che qui riportiamo per intero e che si trova ora come postfazione alla ristampa nella Bur Rizzoli.
Faeti poneva molte domande ed è naturale, a dieci anni da quelle domande, formularne altre ancora: e prima? E contemporaneamente? E in altri luoghi? E altri bambini?
Grazia Gotti

Il diario, scritto da Anna Frank nel rifugio in cui visse rinchiusa prima di essere scoperta dai nazisti e deportata, è stato il compagno fedele degli anni della mia adolescenza. Lo rileggevo, molto spesso, ma, ancor più frequentemente cercavo risposte nelle sue pagine. Le parole di Anna mi davano coraggio, tutto il diario era pieno di forza, di gioia di vivere di speranza. Anna ascoltava la radio, seguiva le notizie sullo sbarco in Normandia, gioiva per le imprese di quelli che noi ora pensiamo come gli amici del soldato Ryan. La vita intensa di Anna non era soffocata dalla tristezza del rifugio segreto: lei osservava, meditava, confrontava, faceva progetti.
Non conosco, ancora oggi, un libro così denso di vitalità, così capace di indurre a far tesoro di ogni attimo di vita che ci viene concesso. Ecco, allora le misteriose, complicate emozioni che derivano dalla lettura di questo altro libro, in cui è raccontata la storia di un’amica di Anna. È come se il diario avesse un seguito, è come se si prolungasse in altri fatti, altre vicende, altre osservazioni. L’amica di Anna ha visto l’orrore di infinite torture: i percorsi interminabili entro vagoni ferroviari pieni di escrementi e di pidocchi, la fame assoluta, così aspra e totale da portare al delirio, le fosse comuni, le morti frequenti e usuali, le malattie.
Tanto l’autrice del diario quanto l’amica che ora ricorda hanno una grande domanda, da porgere a tutti, e non conoscono nessuna risposta: perché i tedeschi, i nazisti si comportano in questo modo, che cosa li porta ad odiare così gli ebrei, che senso può avere questo sterminio? Non sanno darsi alcuna ragione; tanto l’autrice del diario quanto l’amica che è ancora viva vorrebbero assolutamente capire, ma non trovano credibili spiegazioni. L’amica è andata a vivere in Israele, è nonna di dieci nipoti, ricorda tutte le fasi dell’orrore con molta precisione, dice che vorrebbe rammentare altri particolari e, come tutti i sopravvissuti nei lager, ha una domanda: perché mi sono salvata io, perché non Anna?
Tutti dobbiamo ricordare: le due amiche erano fiere dei loro capelli, dei loro amori, delle nuotate in piscina, dei successi a scuola, delle scoperte via via realizzate nei misteri della vita. Amavano la marmellata di fragole, le feste, i doni, i vestiti, i libri. Su di loro è scesa la nera cappa dell’orrore. Dopo i patimenti dei giorni nel minuscolo rifugio segreto, Anna è morta nei lager, con un’altra orrenda sventura: di lì a poco l’Armata Rossa avrebbe potuto liberarla, nutrirla, salvarla.
Queste memorie di ragazzine sono per noi preziose. Chi dimentica i lager, prima o poi li rivedrà. Ci salvano solo i ricordi. Siamo con loro perché hanno quello sguardo speciale a cui non sfugge nulla. È uno sguardo reso più acuto dal dolore, dal desiderio di sopravvivere, dall’intenzione, ben ferma, di riuscire un giorno a capire, a spiegare.
Con grande attenzione, nel treno del ritorno e della salvezza, mentre deve mangiare poco, malgrado la fame atroce e il cibo abbondante che è ora disponibile, l’amica di Anna nota che, fuori, tutto è sconvolto, distrutto, raso al suolo. Anche chi era fuori, dunque, ha sofferto, ha patito. Nella sua prima notte in un letto vero, dopo il pagliericcio immondo dei lager, l’amica di Anna vede una bandiera hitleriana, con la svastica, ma si addormenta lo stesso: sa che lei è viva, sa che quello stendardo che ha provocato tanto orrore non può più intimorirla. Credo proprio che d’ora in poi non si potrà più leggere il Diario di Anna Frank, senza avere vicino anche questo libro.
Da solo, il diario della ragazzina intelligente, vivace, piena di sapienza, di senso dell’umorismo, di forte capacità di racconto sembra dire, con angoscia, e poi?
E poi, Anna carissima, andò così. Ci furono treni, pidocchi, forni crematori, fosse comuni, zanzare, tifo, itterizia, agonie, ansie, terrori. E poi ci fu la forza sorprendente di chi si ostina a strappare una sorellina alla morte anche perché sa che tutto dipende da quello sforzo, da quella volontà di non cedere la bambina ai dominatori dell’orrore. E poi ci fu la strana fratellanza delle ombre, che si sorreggevano nello spasimo perché nessuno cadesse, dato che chi cadeva finiva nelle fosse comuni.
E poi c’è una ragazzina dei lager che è arrivata a conoscere dieci nipoti, ha quindi gioito, ha conosciuto la vita nei suoi aspetti più lieti, è andata molto avanti. Ma non ha dimenticato le scarpe da rimettere in sesto nel laboratorio, le albe tutte uguali e tutte ultime, le divise dei carnefici, il tanfo, le scarse patate in fondo a pentoloni pieni solo di acqua. Ci dice, questa nonna a cui è toccato in sorte di essere l’amica di Anna Frank, che dobbiamo sempre ricordare tutto, noi con le due ragazzine amiche. La memoria, solo lei, tiene lontani i carnefici del futuro.
Antonio Faeti, 2001

giovedì 27 gennaio 2011

Era il 27 gennaio di sessantesei anni fa

Ieri, sul quotidiano La Repubblica, Simonetta Fiori riportava il pensiero dello storico sociale delle idee, David Bidussa, invitato a riflettere sulla giornata della Memoria. Dalla lettura ne torno con una domanda.
Più storia meno memoria?
La superficialità, la comunicazione mediatica frettolosa, la citazione come fredda forma di erudizione, le commemorazioni compulsive nuocciono sia alla storia che alla memoria.
La storia di Anne Frank, il libro pubblicato di recente da Mondadori è, invece, puntuale, preciso, ampiamente documentato, sentimentale, profondo pur nell’uso, volutamente scarno, della parola.
Il 12 giugno 1942 Anne riceve, per il suo tredicesimo compleanno, un diario segreto.
Esulta. E’ per lei il regalo più bello. E’ pronta a svelarsi alla pagina bianca, a raccontare all’amica “Kitty” la sua vita quotidiana.
Un’adolescenza obbligata a confrontarsi con la storia, con la follia, con l’esaltazione della razza, con la difficoltà a capire le ragioni dell’odio nei confronti degli ebrei.
E’ un album di famiglia che ci viene offerto non per violare un’intimità, ma per poter condividere i momenti di vita e di non vita a cui Anne è sottoposta.
Ci sono le immagini di lei bambina, c’è la gioia della famiglia, la scoperta dei luoghi, le atmosfere, gli ambienti, l’alloggio segreto.
E poi c’è la sua calligrafia: il diario fotografato delle pagine vergate a mano dalla ragazzina olandese. Le sue cancellature, le sue domande, il suo forte desiderio di “normalità”.
E infine le voci che testimoniano i fatti, che accompagnano, con le loro memorie, le vicende della famiglia Frank e di migliaia di ebrei, la fine di molti e la speranza per pochi.
La ricca documentazione visiva proviene da Casa di Anne Frank, il museo, ad Amsterdam, dedicato alla vita di Anne.
Da aggiugere, per saperne di più, il bel libro, appena arrivato sugli scaffali, Anne Frank. La biografia a fumetti che porta le firme di Sid Jacobson per i testi e Ernie Colon per i disegni, titolo del catalogo Lizard.
Silvana Sola

mercoledì 26 gennaio 2011

Sulla spiaggia al sorgere del sole, a scrutare la sabbia

Il 22 gennaio scorso è morta Tullia Zevi, una delle voci più autorevoli della cultura ebraica internazionale.
Noi vogliamo ricordarla invitando alla lettura di un libro, da poco sugli scaffali, che racconta di sabbia, di vongole, di Gigio e di Gabri.
E’ al sorgere del sole che i pescatori di vongole affollano l’arenile, entrano nell’acqua bassa e iniziano la pesca.
La pesca raccontata da Renata Mambelli in Il sorriso delle vongole, il libro edito da Piemme, è una pesca per anziani, per bambini e per chi come Gigio, poco più che ragazzino, ha il peso di una famiglia da mantenere nell’Italia della Seconda Guerra Mondiale.
Una villa apparentemente abbandonata, dei rumori, Gabri e la sorellina, rimasti soli dopo che i tedeschi hanno portato via i genitori, colpevoli di essere ebrei.
A Gigio, alla sua famiglia, agli amici, è affidato il compito di aiutare Gabri a rientrare nella vita, a rischio della propria. Un aiuto che si muove nel segreto e nei silenzi.
Un romanzo garbato e di gradevole lettura nel quale la spiaggia descritta è quella della Palombina, ad Ancona, la città in cui Renata Mambelli è nata e la villa è la casa di mattoni con torretta, che la scrittrice incontrava andando verso il mare.
“Devi stare zitto- disse subito Gigio, prima di entrare in acqua.- Perché le vongole sentono le voci e si chiudono subito. Bisogna prenderle di sorpresa. E per lo stesso motivo non devi fare le onde: ti devi muovere lentamente nell’acqua. Mi raccomando è importante per te ma anche per gli altri: se solo uno fa le onde manda in malora il lavoro di tutti.”
Accompagnano le parole le illustrazioni di Vanna Vinci
Silvana Sola

martedì 25 gennaio 2011

C'era un corvo appollaiato sul ramo

Nella settimana dedicata alla memoria delle vittime del nazionalsocialismo, del fascismo e dell’Olocausto, vorrei proporre non solo un romanzo, ma soprattutto un’autrice: Helga Schneider. Non la conoscevo affatto, ma il suo modo di scrivere mi ha da subito affascinata e condotta vorticosamente nella lettura. Ambientato nel 1939, ai tempi dell’invasione della Polonia da parte della Germania, il romanzo vede come protagonista una bambina tedesca. Rosel viene derubata della sua spensierata infanzia a causa di uno spiacevole equivoco che prevede l’arresto della madre, il suo trasferimento ad un centro statale per l’infanzia abbandonata ed infine l’affido ad un uomo potente e minaccioso e alla sua “strana famiglia”. Il racconto unisce elementi reali e fantastici che permettono di ribaltare una situazione inizialmente tragica: sarà infatti un corvo, solitamente simbolo di maledizione, uccello profetico, portatore di malattia e di morte, a dare una svolta a questa storia. Quel che sorprende di questo toccante romanzo è soprattutto il punto di vista, molto diverso da quello usuale. Spesso, infatti, si racconta il periodo della guerra attraverso occhi esterni alla Germania. Qui, al contrario, l’autrice racconta le vicende di una ragazzina che le condizioni della guerra le subisce, pur essendo considerata “un perfetto esemplare della razza ariana”. Dietro alla storia della piccola Rosel, Helga Schneider denuncia quello che lei ha visto con i suoi stessi occhi nella propria infanzia. Queste le sue parole: “è un romanzo in cui non esito a trattare argomenti spinosi, seppure con un linguaggio adatto ai giovanissimi, come la morbosa attrazione di uomini maturi per le ragazzine, ma anche la manipolazione della mente, l’amicizia, la solitudine dei minori privi della protezione parentale, i conflitti delle famiglie allargate, la violenza sulle donne e, non ultimo, il malessere sociale di una Germania che si trovava sotto il giogo della dittatura hitleriana.” L’autrice è da sempre impegnata nella scrittura di vicende relative alla seconda guerra mondiale, basti confrontare solo alcune delle sue precedenti opere: “Heike riprende a respirare” (Salani, 2008), “Io, piccola ospite del Führer” (Einaudi, 2006), “L’albero di Goethe” (Salani, 2004), “Stelle di cannella” (Salani, 2002), “Il piccolo Adolf non aveva le ciglia” (Rizzoli, 1998), “Il rogo di Berlino” (Adelphi, 1995).
L’anno scorso Helga ha ricevuto il Premio ANPI per aver contribuito, con merito, a trattare temi che riguardano l’antifascismo e i diritti umani nel settore editoriale.
Così viene descritta: “Testimone pulsante di come da un popolo che scelse di seguire scellerati dèi e distruttive quanto perdenti idee di forza, possa riemergere la bellezza. Artista di parola, di colore, superando quel tempo e le idee, propone ai cittadini del mondo e alle nuove generazioni la propria vicenda e quella della propria gente nel momento più buio della propria storia e dell’umanità, dando modo a ciascuno di sviluppare la consapevolezza che ciò non abbia più a ripetersi. Della sua bella persona l’Italia se n’è fatta virtù.”
Giada Romagnoli

lunedì 24 gennaio 2011

Una fantasiosa acrobazia che porta euforia

Giralangolo ha pubblicato un libro singolare, pensato per bambini ma di fatto per tutti, ovvero I bambini cercano di tirarsi fuori le idee dal naso. Questo è in realtà il titolo di una delle 61 “greguerías” che compongono il testo, scelte e tradotte per noi da Elena Rolla. In spagnolo “greguería” significa “baccano” e l’inventore di questa parola è Ramón Gómez de la Serna (1888-1963), un intellettuale spagnolo della prima metà del Novecento, precursore del surrealismo e delle avanguardie europee. Questo signore, amico di Picasso, Dalí e Charlie Chaplin, ha così battezzato un nuovo genere letterario, a cui ha dato vita con composizioni a metà strada tra aforismi e associazioni tra parole e concetti. Lui gioca sull’associazione visiva di due immagini, sull’inversione di una relazione logica o ancora sull’associazione libera di concetti legati o contrapposti. Così scrive ad esempio che “ la O è lo sbadiglio dell’alfabeto”, “la matita scrive l’ombra delle parole” e “le alghe sulla spiaggia sono i capelli che perdono le sirene pettinandosi”. Il motore del libro è l’intuizione che un evento o un oggetto suscitano nell’immaginazione, proprio per questo è intriso di sperimentalismo, guizzo creativo, poesia e associazioni tra i concetti e il mondo. La sua formulazione linguistica ha il merito di raccogliere in modo sintetico e umoristico l’idea da trasmettere, senza puntare su assurdi giochi di parole o folli associazioni mentali per creare a tutti i costi l’effetto a sorpresa. Al contrario, lascia da parte l’esercizio stilistico e ci svela i misteri dell’universo con immediatezza ed efficacia, regalandoci nuovi punti di vista sulla quotidianità. Bella, infine, la sintonia tra il testo e le illustrazioni di Allegra Agliardi, che parafrasano in immagini giocose la suggestione creata dalle parole. Metto un bel 10 all’operazione pensata dall’editore!
Valentina Allodi

venerdì 21 gennaio 2011

Gli indistruttibili


I libri cartonati per i più piccoli sono un genere letterario a sé. Non rappresentano solo una considerevole porzione del mercato, ma anche un vasto campo ricco di idee creative al servizio dei più piccoli. Domani nella bellissima biblioteca di Carpi Il falco magico inaugura la mostra "Gli indistruttibili" che presenta una selezione internazionale di questi gioielli pensati per le mani ancora cicciotelle dei lettori. Il progetto cartonati, che ha lo scopo di far scoprire ai genitori e agli educatori dei Nidi, dei centri gioco e delle ludoteche queste grosse pagine indistruttibili, raccoglie molti consensi e si fa strada. Senza più barriere linguistiche la giovane mamma e la brava educatrice possono scegliere un libro francese o tedesco, spagnolo o inglese. L'ultimo della lista è tedesco, pubblicato dalla casa editrice Hanser. Nell'attesa che l'edizione italiana per Babalibri giunga sugli scaffali godiamocelo in versione originale; in questo modo possiamo anche imparare un po' di tedesco.
Auf Wiedersehen!
Grazia Gotti

giovedì 20 gennaio 2011

Sta arrivando, solo qualche giorno…

Sarà finalmente in libreria, in questi giorni, se le indicazioni non sono sbagliate, uno dei romanzi per ragazzi che amerete di più e che vi coinvolgerà a tal punto da lasciare qualsiasi altra mansione per dedicarvici completamente fino all’ultima pagina (durante le ultime festività la mia asocialità è acuita a causa sua!).
Ho per vie traverse avuto l’occasione di leggerlo in anteprima grazie alla mia faccia tosta e alla gentilezza di un rappresentante padovano che mi ha passato la sua copia.
Non vi lascio più sulle spine (non so se ci sono riuscito! le mie doti letterarie vanno sicuramente migliorare in fatto di suspence!), il romanzo di cui sto parlando è quello di una esordiente neozelandese, Jacqueline Kelly, che con un inizio del genere, promette molto bene (ha vinto il Newbury Award l’anno scorso).
Il romanzo è L’evoluzione di Calpurnia, edizioni Salani. Già il titolo odora di prati, stagni, animali e piante, di teorie scientifiche, di esperimenti e ricerche.
Lei è Calpurnia Virginia Tate, un nome altisonante che si saprà trovare un posto d’onore tra quelli di Alice Liddell, Mary Lennox, Anna Shirley o le più contemporanee Sally Lockhart, Mary Newbury o Melisenda figlia di Messer Rufo.
La storia dovete leggerla e poi mi direte!
David Tolin

mercoledì 19 gennaio 2011

Caldecott Medal all’Amicizia e alle Mani

Il 10 gennaio è stato proclamato vincitore della Caldecott Medal l’albo illustrato A Sick Day for Amos McGee, pubblicato da Neal Porter Book, una imprint di Roaring Brook Press. Gli autori, Philp C. Stead e Erin E. Stead, vedete bene che portano lo stesso cognome, sono o una coppia di fratelli o una coppia unita in matrimonio. Da tempo ho in mente una mostra dal titolo “In coppia”, e prima o poi vedrà la luce. Se qualcuno fra i lettori avesse in animo di attivare un blog dedicato agli albi illustrati frutto del lavoro di coppia, sono pronta a collaborare.
Vale per padre e figlio, madre e figlio, zio e nipote, coppie di fatto, seconde coppie, purchè il legame artistico fra consanguinei sia motivato da un forte interesse per le storie e le immagini e dia quindi frutti gustosi.
Il libro vincitore non tratta di amore familiare ma di un nobilissimo sentimento quale l’amicizia.
E’ un libro talmente commovente da convincere quanti hanno coniato l’orribile neologismo “buonista” a cambiare idea e a ritornare alla bella, semplice, dolce parola bontà. La bontà delle persone è scomparsa dal lessico, e dalla vita?
L’associazione dei bibliotecari americani premia questa virtù e dà risalto a una modalità di illustrazione di grandissima finezza. Irin, qui al suo primo libro, è una raffinata disegnatrice ed usa la tecnica della stampa su legno.
Grazia Gotti

martedì 18 gennaio 2011

La scuola ti salva la vita

Amjed Qamar è nata in India, ha trascorso diversi anni in Pakistan.
Vive a Columbus, in Ohio, con il marito e le due figlie, dove si è laureata in inglese e in psicologia. Le piace disegnare, cucinare e trascorrere più tempo possibile all’aria aperta.
Beneath My Mother’s Feet è il suo primo libro.
Uscito nel 2008 presso l’editore Atheneum Books, ora in catalogo per Mondadori nella collana “Gaia” con il titolo Nessuno sceglie il mio destino, il libro ha ricevuto il premio Ohioana Juvenile Book Award.
E’ un romanzo di formazione: ambientato nel Pakistan di oggi, un Pakistan diviso tra modernità e tradizione, tra povertà e ricchezza, racconta di Nazia, una ragazzina quattordicenne che si vede obbligata a lasciare la scuola, la propria vita, la propria casa per l’inettitudine di un padre incapace di provvedere alla famiglia, di un fratello ladro, di una società pronta ad accanirsi contro i più deboli.
E’ una storia di coraggio e di determinazione, di consapevolezza e di ferrea volontà ad opporsi ad un futuro deciso da altri. Nazia cresce tra le pagine, diventa forte.
Sogna di tornare a scuola, di proseguire gli studi, sogna una vita diversa da quella che la porta ogni giorno in giro per le strada, tra una casa ricca e l’altra, ad offrire i propri servigi,
E’ una storia di dignità femminile, un percorso della speranza.
E la speranza è un’insegnante che ha girato il mondo, che insegna con passione…
Silvana Sola

lunedì 17 gennaio 2011

Sotto una cucina, in Argentina

Quando ho trovato questo libro ho provato la sensazione della serendipità, ovvero quando si scopre qualcosa di interessante e di imprevisto mentre si sta cercando tutt'altro. Volevo comprare un regalo a un'amica, ma non ho resistito alla tentazione di portarmi a casa questo inaspettato istrice della Salani. Racchiude la paziente costruzione di un mondo segreto e misterioso, iniziata con il sollevamento di una piastrella nella cucina di Arianna che vive nel quartiere di Florida, a Buenos Aires. Le operazioni di scavo e l'inaugurazione di una serie di cunicoli sotterranei portano alla creazione di un mondo “altro”, dove le regole del gioco sono diverse da quello quotidiano e le invenzioni, come l'armorgano di Hugo, hanno piede libero.
Là sotto si beve mate quando si appoggia la pala e si realizzano mostri con materiali riciclati; è un mondo sotterraneo in cui gli adulti del quartiere non sono previsti, un rifugio e uno spazio per esprimere il proprio ingegno, ma soprattutto dove l'unione fa la forza contro i bulli del quartiere. "Le mani si strinsero tra di loro, le sinistre toccarono le destre, le tiepide toccarono le fredde, quelle con le unghie mangiate toccarono quelle con gli anellini colorati. E poi si separarono, anche se alcune di loro non volevano proprio separarsi".
Non è forse il caso di chiedersi perché oggi l'inventiva, il fare squadra e la compartecipazione non vedono la luce?
Il libro è ora fuori catalogo e si intitola Altrondo, scritto da Graciela Montes, una delle più note autrici per ragazzi argentine, apparsa per tre anni consecutivi nella Lista d'Onore del Premio Internazionale Andersen. Per noi è stato tradotto da Elena Giardina e illustrato da Alicia Cañas. La scrittrice ha dichiarato in un'intervista che le piace scrivere della quotidianità, a patto che “si dischiuda all'improvviso e lasci crescere qualche strano fiore”. E la sua storia nasce infatti da una fessura, da qualcosa di intenso che modifica il normale funzionamento delle cose.
Valentina Allodi

venerdì 14 gennaio 2011

Un cucchiaio non è un mestolo

Cagliari ha una bellissima libreria per ragazzi: è colorata e accogliente. Si chiama Tuttestorie.
La Sardegna ha bibliotecarie attente a promuovere il libro e la lettura, a creare occasioni di crescita, di formazione, di incontro per bambini, ragazzi, adulti.
Nell’isola è forte il progetto Nati per leggere, frutto di una rete impegnata a pensare al benessere dei futuri cittadini.
Ieri, in un incontro dedicato al calendario di Nati per leggere e a percorsi bibliografici di riferimento per chi ha a cuore la fascia 0/6 è emersa la necessità di potenziare e di rendere più visibili quelle occasioni che dichiarano che la nostra società è multietnica.
Io suggerisco un libro da mettere sullo scaffale.
Il titolo è Questa non è una baby sitter, di Gabriella Kuruvilla pubblicato da Terre di Mezzo Editore. Alle parole sono affiancate le bellissime figure di Gabriella Giandelli: immagini, baloons, lettere, registri visivi diversi scelti per da maggior forza al contenuto del testo. E’ la storia del primo giorno di scuola di Mattia, figlio di padre bianco e mamma indiana. E’ una storia di meticciamenti, di incontri, di differenze, di lingue e di linguaggi. E’ un libro solare, pieno di luce.
Ieri a Cagliari il cielo era molto azzurro e c’era il sole.
Silvana Sola

giovedì 13 gennaio 2011

I capolavori sono per ragazzi?

La luce è come l'acqua è una mini antologia che raccoglie, in versione integrale, cinque racconti del grande scrittore colombiano Gabriel García Márquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982. Solo due storie erano destinate a fare parte di un libro per ragazzi, progettato da Gabo nel 1968 ma poi abbandonato. Qui vengono recuperate e unite con un preciso filo conduttore: la presenza di personaggi bambini. In queste pagine conosciamo bambini caparbi che non tollerano di vedere calpestata la loro immaginazione, che si ribellano alle regole quando mancano di comunicazione e che si misurano con la nozione di rispetto per l'altro e per la diversità. Ma c'è anche la dimensione del gioco e dell'avventura, perché oltre a dare una lezione ai ragazzi l'autore stesso dichiara: "darei a ogni bambino le ali ma lo lascerei imparare, da solo, a volare".
Márquez sa narrare con incomparabile talento e fa emergere l'elemento soprannaturale fra le pieghe della vita di tutti i giorni; la sua scrittura è evocativa e ricca di dettagli sensoriali, ma è una voce potente, che veicola contenuti altrettanto forti. Il suo realismo magico racconta infatti al bambino anche le cose brutte, lo fa ridere e lo fa piangere, lo porta in posti lontani o gli offre una visione diversa dei luoghi quotidiani. La sua opera è un piccolo capolavoro che si può (anzi, si dovrebbe!) far leggere ai ragazzi. Il volume è edito da Mondadori nella collana Oscar junior ed è tradotto dai grandi Enrico Cicogna e Angelo Morino; le parole vanno a braccetto con i colori dell‘illustratrice spagnola Carme Solé Vendrell.
Valentina Allodi

mercoledì 12 gennaio 2011

Dino Battaglia! Anche se a mostra finita


Reggio Emilia, Città del tricolore. Domenica scorsa, nei Chiostri San Domenico, sono riuscito in extremis a vedere la mostra “Dino Battaglia, le immagini parlanti”. Il 9 gennaio la mostra, curata da Paolo Ferrari e Marco Prandi in onore ad uno dei mostri del fumetto italiano, inaugurata solo il 27 novembre e con un’apertura "straordinaria" da sabato a domenica, è terminata in assoluta sordina.
Dino Battaglia era nato a Venezia nel 1923 e morto 60 anni dopo a Milano. Non si mosse dall'Italia, come racconta la moglie Laura nel tenero filmato, nemmeno per seguire i numerosi italiani (Pratt, Ongaro, tra gli altri) dell'Asso di Picche, chiamati in Argentina per ricreare la medesima rivista oltreoceano.
Forse è inutile ricordare i suoi numerosi capolavori che hanno pescato tra i classici in gran parte dell’ottocento anglosassone e francese.

Le quasi 170 tavole pubblicate per la maggior parte negli anni ’70 sulla rivista Linus sono state presentate distinguendo quelle dalle tinte più decise e dai forti contrasti usati per i racconti gotici da quelle più sfumate e grigie per il realismo francese.
Ricordiamo velocemente Dickens, Hoffmann, Stevenson o le meravigliose tavole per Poe: una per tutte Ligeia dalle elegantissime citazioni della secessione viennese. Ci soffermiamo su alcuni dei più bei racconti di Guy de Maupassant che raccontano la guerra franco-prussiana del 1870: l’onestà di Bolla di sevo, la tenerezza dei Due amici, la rabbia di Mamma Sauvage.
Scusandomi d'avervi fatto venire la voglia di Battaglia senza potere più andare a vedere la mostra, ricordo l'omonimo catalogo Edizioni Di o i titoli del fumettista pubblicati dalla stessa casa editrice.
David Tolin

martedì 11 gennaio 2011

Le fiabe servono all’uomo

“Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma all’uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica (…). Servono all’uomo completo. Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del prodotto) ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e bisogna cambiarla. Per cambiarla occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione”.
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi Ragazzi

Vorremmo aggiungere che le fiabe servono alla geografia, alla storia, all’antropologia…
e servono alla vita dell’uomo, in tutto il mondo.
In questo contesto si inserisce il libro Il principe Granchio e altre fiabe italiane di Italo Calvino, uscito per la prima volta nel 1974 presso Einaudi, oggi ridato alle stampe da Mondadori.
Il volume riporta una selezione fatta da Calvino stesso di alcune fiabe tratte dalla raccolta Fiabe Italiane, fiabe che secondo l’autore, risultavano più adatte alla lettura di un pubblico infantile.
Ne esce un universo di principi e di principesse, di rapimenti, di pozioni magiche, di draghi e di cavalli veloci come il fulmine, un universo fiabesco esaltato dalle bellissime illustrazioni di Emanale Luzzati.
Silvana Sola

lunedì 10 gennaio 2011

I lunedì dell’Unità

Ogni lunedì sull’Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924, due pagine sono dedicate ai libri per ragazzi, a temi culturali che riguardano l’infanzia e l’adolescenza. Sono pagine preziose, da raccogliere, da leggere per approfondire, per ricercare, per studiare. Oggi sono dedicate all’Arte e presentano un libro delle Editoins du Dromedaire, anticipano un numero della rivista Dada dedicato ad estetica e funzionalità e recensiscono il libro Il bambino e la sua arte. Novantasei tesi, una raccolta di riflessioni del maestro elementare Cesare Ghezzi, curata da Mario Gennari che fu suo alunno e che oggi insegna Pedagogia Generale e Filosofia della formazione umana all’Università di Genova.
Il libro, pubblicato da Il Melangolo, contiene un’appendice con alcuni lavori dei ragazzi.
Un altro Maestro per la nostra galleria che ospita Antonio Faeti (La via della Sgorbia), Federico Moroni (Arte da nulla), Cesare Malservisi (Libro di bordo, inedito), Mario Lodi (L’arte dei bambini).
Grazia Gotti

venerdì 7 gennaio 2011

Tamara, Lulu, Matilda, Fred e Posy

La stampa ha promosso con gran voce il film di Stephen Frears tratto dalla graphic novel Tamara Drew di Posy Simmonds. Mentre sono in fila per la versione originale del film penso alla giovane signora incontrata a Londra nella torrida estate del 1990. Posy non vestiva segni da artista, da fumettara post new wave. Mi colpì il suo essere “inattuale” nei segni esteriori, nel linguaggio, nei modi. Di persona era così fuori moda, ma in realtà, guardava attentamente e con lucidità l’attualità. Via via ha svelato la sua straordinaria capacità di sguardo da romanziera, una fine e puntuale capacità di indagine. Aveva lavorato oltre che per i giornali e per le storie per adulti anche per i bambini.
Registrava con ironia la “moda” di portare i bebè al museo in Lulu and the Flying Babies, ritornava con diletto ai classici con l’irriverente e divertente Matilda di Hilaire Belloc, riempiva le strisce con una colata di ciccolato nel bellissimo Le nozze di cioccolato, tradotto da Mondadori, poi sparito.
Sempre Mondadori aveva tradotto anche la storia della morte di Fred, il gatto più pacioso del quartiere, le cui esequie erano state celebrate di notte da una gran folla di stray cats, con grande sorpresa degli umani. Fred aveva una doppia identità, pacioso di giorno, scatenato rock cat di notte. Ci auguriamo che il successo di Tamara, fumetto e film riportino sugli scaffali anche i suoi libri per bambini e che ce ne regali di nuovi. Il fumetto per bambini che sembra dare segni di ripresa potrebbe guardare anche in questa colta direzione.
Grazia Gotti

sabato 1 gennaio 2011


La Befana è prodiga di regali: nella sua sacca porta libri, libri e ancora libri. Nell'augurio che molti bambini nelle loro calze trovino i più bei libri dell'anno Zazie vi invita al pomeriggio di storie pescate dal sacco della befana.