mercoledì 10 novembre 2010

Perché i libri sono vivi

La scuola è finita e Juan, quattordici anni, si prepara a trascorrere le vacanze estive. Sua madre però, inaspettatamente, lo separa dalla sorellina e lo lascia in casa dello zio Tito, un parente solitario e un po' strambo.
Nel labirinto della sua biblioteca, talmente grande che se si perde deve suonare una campanella, il ragazzino scopre che i libri hanno una vita propria: ognuno di loro ha uno spirito, e ce n'è uno molto particolare che lo zio vuole ritrovare. È un libro ribelle, sfuggente e che racchiude tra le sue pagine un segreto destinato soltanto al suo "domatore"; si chiama il libro selvaggio.
Questo romanzo avvincente, profumatissimo e stimolante, è un commovente omaggio al mondo dei libri, una riflessione sulla complessità e ricchezza dell'avventura del leggere. Ci insegna che il lettore migliore non è chi legge più libri, ma chi trova più cose in quello che legge, che ogni libro è come uno specchio perché riflette quello che pensiamo, ma può anche cambiare a seconda del lettore. Infine, che non c'è niente di meglio di un libro condiviso, come si rende conto Juan durante le sessioni di lettura insieme a Catalina, la nuova amica della farmacia di fronte alla casa dello zio.
Il libro selvaggio porta la firma dell'autore Juan Villoro, edito da Salani nella traduzione di Elena Rolla: è uno dei più attivi e importanti intellettuali messicani contemporanei, nonché scrittore prolifico. Questo è il suo quinto libro per ragazzi pubblicato in patria, ma per noi è il primo attraverso il quale possiamo conoscerlo. La sua è una letteratura impegnata, che cerca il modo di comunicare in un mondo di iperinformazione e spettacolo. Nel libro lo zio dice a Juan: "a volte la scienza esagera e pretende di darci pillole e sciroppi per tutto. Prima o poi inventeranno uno sciroppo di libri e concentreranno tutte le storie in una cucchiaiata". Ci auguriamo di no.
Valentina Allodi

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