Non avevo prestato attenzione a questo libro uscito nella collana Rizzoli Oltre in aprile 2008. Da tempo pensavo alla Russia, ai libri russi per ragazzi che non riuscivo a vedere. Gli editori russi non partecipano alla Bologna Children’s Book Fair e a Francoforte hanno uno stand abbastanza grande, ma privo di libri! Con questo libro tergiversavo, forse per via del cane nel titolo e in copertina. Lo riprendo in mano dopo aver visitato la Fiera del libro di Mosca e mi accorgo che sul fondo della copertina, appena accennati, svettano San Basilio e la Torre dell’orologio. La Piazza Rossa! Ora finalmente l’ho letto e il cane c’entra, ma non troppo. Lo dichiara anche l’autrice: “Cari lettori, il piccolo libro che avete fra le mani è la storia di un cane, ma allo stesso tempo è anche la storia dei suoi padroni: la storia di una famiglia vissuta, si direbbe, non molto tempo fa eppure, a quanto sembra, nel secolo scorso e, cosa più importante, in un’altra epoca, oggi detta ‘epoca sovietica’ ”.
Quanto ammiro, quanto amo
La mia bandierina rossa
Siamo al Palazzo dei Pionieri, all’epoca di Breznev, la piccola protagonista canta nel coro e il nonno sventola la Pravda.
“Il concerto andò bene, e dopo ci portarono tutti nella Piazza Rossa e lì ci elessero membri degli Ottobrini, e cantammo pure al mausoleo di Lenin, nonostante il nostro coro al concorso avesse ottenuto l’ultimo posto. Il nonno era comunque soddisfatto, e anch’io ero in uno stato d’animo festoso, sebbene avessi paura: dentro il mausoleo era buio, Lenin giaceva su una coperta rossa, il suo viso era illuminato da una lampada e la coperta gli dava un colore rosa. Strinsi forte i pugni per la paura e cacciai le mani dentro le tasche del cappotto, ma a un tratto la sentinella, che sino a quel momento se ne era rimasta immobile, si risvegliò, si piegò su di me e disse, con una voce da maestro severo: “Tira fuori le mani dalle tasche!”
L’autrice Natalia Nussinova nata a Mosca nel 1965, è figlia di Ilja Nussinov, sceneggiatore e drammaturgo, autore di diversi film per adulti e bambini, critico e storico del cinema ed è al suo primo libro per bambini. In Russia le famiglie dell’intellighenzia sono ben solide, e garantiscono quella stabilità e continuità di cui Putin sente tanto la necessità. Si è appena celebrato il funerale del novantaseienne Sergei Mihlkaikov, poeta per bambini, autore dell’inno sovietico, (più volte adattato alle circostanze della Storia), padre dei cineasti Nikita e Koncialoswki, marito della figlia del pittore Surikov.
La stampa russa ha ripreso la stretta di mano fra Putin e il vecchio Mihlkaikov, autore di rime popolarissime per bambini, che hanno per protagonista un poliziotto molto buono, molto alto, alto quanto Mihlkaikow stesso. La stampa europea ha dato notizia e commentato la figura del grande vecchio, figura che permette di ripercorrere la storia russa per un intero secolo. Interessante il pezzo del Guardian e strano quello di Dario Fertilio, firma de Il Corriere della Sera, che si trovano in rete. L’espresso della settimana ha pubblicato il carteggio fra la scrittrice Ljudmila Evgen’evna e il celebre detenuto Mikhail Borisovic Khodorkowskj. Anche loro citano un libro per bambini dal titolo Delitti e castighi, che non riesco a trovare. Il diritto di amare un cane è il solo libro russo per ragazzi in libreria, è un libro utile per capire la Russia di oggi, per scoprire la casa editrice indipendente Cakomat, diretta da una elegante giovane signora russa che in perfetto francese, pubblica la Murail e dialoga con Beatrice Masini, editor Rizzoli.
Intrecci forse sconosciuti al Kgb, che fanno sperare in una Repubblica delle Lettere senza confini.
L’Occidente deve temere la nuova Russia di Putin e Medvedev? La risposta al libro Stelle del Cremlino di Fabrizio Dragosei edito da Bompiani, da poco in libreria, è sì e no. Se dopo gli oligarchi arrivano i libri per ragazzi, allora c’è speranza.
Ma come arrivano i libri per ragazzi?
Beatrice Masini, gentile come sempre, racconta a Zazie come fu che…
Grazia Gotti
... tutto è cominciato con una mail di una ragazza siciliana, Caterina Balistreri, che si proponeva come lettrice dal russo. Ci siamo viste, mi ha raccontato la storia dei suoi studi e dei suoi soggiorni esotici, ha letto e commentato di sua iniziativa alcuni libri che non abbiamo poi scelto di pubblicare: ma, come succede spesso in questi casi, simili proposte servono
a valutare l'intensità, la curiosità, la competenza di una persona. Quando poi mi è capitato di sentir parlare del romanzo della Nussinova, era il 2007, l'ho richiesto, gliel'ho spedito, lei l'ha letto, apprezzato e raccontato così: "Trovo sia quanto di meglio la Russia abbia da offrire per la letteratura per ragazzi.
Leggendolo mi veniva in mente che questo il libro è il punto d'arrivo, o almeno fra i primi importanti frutti, di un percorso complesso e difficile vissuto in Russia da questo settore dell'editoria dalla fine dell'Unione Sovietica. Essendo stato un cavallo di battaglia della retorica di regime, si è liberato con maggiore difficoltà - mi sembra - da quel vischio, e ha continuato a proporre racconti sempre meno pregnanti, che spesso si rifugiano in una fantasia innocua, o sterile. Questo libro (...) si propone di stabilire un vero dialogo con il lettore, vuole davvero raccontargli qualcosa. Ed è vero che dalle sue pagine traspira molto amore per chi ha vissuto in quella che l'autrice definisce la Grande Illusione, magari essendone già allora cosciente, o magari con grande ingenuità". Il commento di Caterina specificava che questo non era e non è un libro facile per i ragazzi russi e non lo sarebbe stato per quelli italiani. Ma la difficoltà dalle nostre parti non è mai un ostacolo, e insomma, mi pareva che la storia di Jerik dovesse essere tradotta e diffusa. Ovviamente è a Caterina stessa che è stata affidata la traduzione. Ovviamente il libro non ha avuto un grande successo: ma aveva il diritto di essere letto e conosciuto, anche da pochi.
Beatrice Masini
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